Cheetahs

HAKUNA MATATA … e tutto si avvera

Sin da piccolo fantasticavo sull’Africa e sognavo un giorno di poter ammirare le sue meraviglie. Quando si diventa adulti il richiamo di questi paradisi terrestri diventa irresistibile. Se poi la tua passione più grande è la fotografia naturalistica allora non puoi che stabilire un piano e partire. Abbiamo così deciso, io e il mio compagno di viaggi Roberto (www.robertoboccucci.com), di raggiungere la culla della natura africana, il Kenya, visitando il Masai Mara National Reserve, il Lake Nakuru National Park e l’Amboseli National Park.

Anyway, fotografare in Africa non è semplice. Anche se questa affermazione potrà sembrare ai più una blasfemia, cercherò sinteticamente di spiegare cosa intendo. Le occasioni di scattare sono infinite e le stesse specie di mammiferi, uccelli, rettili e anfibi sono innumerevoli, ma basta guardare un po’ Google Immagini per capire che quasi tutto o tutto è stato già fotografato: ritratti, comportamenti che si direbbero inusuali, cuccioli, arcobaleni, piogge e sole. La vera difficoltà non sta dunque nel trovare cosa fotografare ma nell’essere originali, nel dare sfogo alla propria sensibilità e creatività, in luoghi ormai inflazionati dal punto di vista naturalistico e fotografico. Il nostro primo intento (che poi è lo stesso di ogni nostro viaggio), dunque, è stato quello di catturare emozioni per noi stessi, assaporare quanto la natura ci avrebbe offerto, studiare la vita sociale di alcuni soggetti, respirare la savana e pensare alla fotografia soltanto come secondo step.

 

Masai Mara National Reserve

Se esiste un posto nel mondo dove ovunque si volti lo sguardo c’è vita, quello è la riserva faunistica Masai Mara, situata nella parte sudoccidentale del Kenya, nella pianura del Serengeti, e confinante appunto con il Serengeti National Park in Tanzania, con il quale forma un unico ecosistema. Il popolo Masai, persone squisite sempre con il sorriso (come tutti i Kenioti), abita tali pianure e dà il nome alla riserva insieme al fiume Mara, ove ha luogo il celebre crossing delle zebre e degli gnu che compiono la loro lunghissima migrazione in settembre/ottobre ed in aprile. La superficie del Masai Mara è di 320 km² e qui sono comunque presenti tutti i cosiddetti Big Five (elefante, leone, leopardo, rinoceronte – il cui numero è in forte diminuzione –  e bufalo). Numerosissime sono anche le specie di antilopi, tra cui la più grande e la più piccola del mondo (rispettivamente Eland e Dik Dik).

Abbiamo dormito per 4 notti in un campo tendato sito in una zona strategica, al centro della riserva (di notte, veniva a mangiare vicino alla nostra “casa” un ippopotamo, l’animale più pericoloso d’Africa per via del suo carattere aggressivo ed irascibile, nonostante il suo aspetto goffo e simpatico). Il vantaggio fondamentale per un fotografo che si reca al Masai Mara, oltre ovviamente alla grande concentrazione di animali, è la possibilità di muoversi off road senza problemi (invece negli altri due parchi le strade sono obbligate). È stato stupendo osservare le interazioni tra i cuccioli di iena e la loro madre, così come quelle di mamma leopardo col suo piccolo, le “scene d’amore” tra il leone Scarface e la sua compagna (sarà stato imbarazzante per loro avere noi, spettatori indiscreti, a pochi metri di distanza durante quei momenti intimi), la “gallinesca” camminata dell’elegante serpentario, la caccia del ghepardo, le liti tra impala maschi per una femmina un po’ troppo desiderata, le corse delle zebre, la paura degli gnu a nuoto nel fiume Mara pieno di coccodrilli affamati, i colori vivaci dei tantissimi uccelli. Purtroppo ci ha accompagnato quasi sempre una leggera pioggia, che ci ha dato spunto per fotografie drammatiche ma che non ci ha regalato nemmeno un alba o un tramonto.

Il Re della Savana

 

Lake Nakuru National Park

Per raggiungere il parco abbiamo percorso la strada più importante d’Africa, la Transafricana, ove il traffico è davvero impressionante e gli incidenti mortali sono all’ordine del giorno, passando prima per la capitale, Nairobi, dove le persone si muovono per lo più a piedi o in moto, per motivi economici, e dove ha sede la seconda bidonville più grande del mondo e attraversando poi la Great Rift Valley, la vasta formazione geografica e geologica che si estende per circa 6000 km in direzione nord-sud della circonferenza terrestre, dal nord della Siria al centro del Mozambico.

White Rhino

Il Parco è il regno dei fenicotteri rosa e dei rinoceronti (sia bianchi che neri), ed è circondato da una foresta di acacie gialle “della febbre”, chiamate così perché si pensava attirassero le zanzare portatrici del virus della malaria. Sfortunatamente, però, il livello del lago Nakuru si è alzato enormemente negli ultimi anni per le troppe piogge. Questo ha provocato anche la sua quasi totale desalinizzazione che non ha più permesso alle alghe di moltiplicarsi e ha costretto i fenicotteri a spostarsi presso il Bogoria Lake, circa 100 km più a Nord. Qualche centinaio di questi resiste ancora a Nakuru ma sono troppo lontani dalla strada, che prima girava attorno al lago e adesso è invece tutta sott’acqua. Le occasioni, comunque, non sono mancate: tantissimi rinoceronti bianchi, leonesse con i cuccioli su un albero e babbuini che avvertivano i compagni della presenza dei felini, un gruppo di circa dieci giraffe di Rothschild e tanto altro. Queste ultime sono facilmente distinguibili dalle altre sottospecie per la loro caratteristica più ovvia: la colorazione del mantello, o pelame. Mentre la giraffa reticolata (presente nel Nord del Paese) ha delle macchie scure nettamente definite e separate tra loro da una rete biancastra brillante, la giraffa di Rothschild ricorda più strettamente la giraffa Masai (presenti al Masai Mara National Reserve e all’Amboseli National Park). Comunque, rispetto a questa, la sottospecie di Rothschild è di colore più pallido, le macchie bruno-arancio hanno margini meno seghettati e aguzzi e la rete tra di esse presenta toni più sul color crema rispetto a quella della giraffa reticolata. Inoltre, la giraffa di Rothschild non presenta macchie sulla parte inferiore delle zampe, dando l’impressione che stia indossando delle calze bianche.

Flamingos

Da segnalare anche una brutta notizia: circa 10 anni fa sono stati uccisi due rangers dai leoni (la storia poi dirà che erano ubriachi fuori dal loro ufficio). Secondo la tradizione e la cultura del posto, i leoni si sarebbero potuti abituare alla carne umana e quindi si è deciso di ucciderne molti. A quel tempo era possibile osservare decine di leoni sugli alberi (molto raro in Africa), adesso invece la popolazione è diminuita drasticamente.

 

Amboseli National Park

Dalla pioggia e dal fresco dei giorni precedenti al sole e al caldo dell’Amboseli National Park. Dopo circa sette ore di viaggio in auto, spostandoci verso Sud, quasi al confine con la Tanzania, ai piedi del Monte Kilimanjaro (la vetta più alta dell’intero continente), percorriamo strade nuove e attraversiamo città e paesini che sembrano uguali a quelli già visitati: confusione, traffico, rumore e colori. I mercati di cipolle e frutta sono onnipresenti; i bambini tornano da scuola a piedi, da soli (pure a 3 anni), magari percorrendo decine di Kilometri, con le loro divise colorate, e ti regalano sempre un sorriso ed un saluto. Bellissimi.

Great Grey Crowned Cranes

Il Parco è la patria degli elefanti, che giungono da molto lontano per raggiungere le pozze presenti all’interno. È una zona molto arida e la polvere è la regina del luogo: se soffia un po’ di vento si creano i dust devils (i “diavoli di polvere”, mulinelli d’aria e polvere che durano pochi secondi prima di dissolversi). Qui, branchi numerosissimi di elefanti si danno appuntamento concentrandosi attorno alle paludi, e non mancano i corteggiamenti, le lotte, le effusioni tra le mamme e i cuccioli.

Kilimanjaro and Elephants

Il penultimo giorno prima della partenza, l’Amboseli National Park ci regala un altro sogno: la prima vera alba africana, con la classica “palla” rossa ad illuminare un paesaggio quasi lunare, con la polvere gialla alzata dagli zoccoli delle zebre e degli gnu. Uno spettacolo che dura quasi un’ora e che sarà impossibile dimenticare.

Masai Mara National Reserve

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